martedì 7 novembre 2017

"Gli alunni si raccontano" di Rossella di Maria

“Gli alunni si raccontano”, è, come recita il sottotitolo, un breve viaggio fra le problematiche d’aula. La relatrice affronta due tematiche: l’ADHD e il bullismo. Nella prima storiella: “La sofferenza di stare in classe” attraverso la storia di Luca, viene proposta la vicenda di un alunno con ADHD vista con gli occhi della sua docente di italiano. La prima parte è prettamente narrativa, mentre la seconda sviscera la problematica e cerca di dare input validi a tutti i docenti e fornire loro una metodologia valida per affrontare situazioni simili. La seconda storia ci racconta di Adif e di come sia stato oggetto di bullismo. Ancora una volta a narrare è l’insegnante di italiano insieme al suo alter ego, la Rossa, che, ha vissuto, in un tempo lontano, sulla propria pelle, le stesse umiliazioni e lo stesso dolore. A corredo della vicenda informazioni sul fenomeno del bullismo e sulle strategie utili per affrontarlo al meglio all’interno della classe.
L’incontro è stato apprezzato per il suo taglio pedagogico e narrativo da parte dei numerosi insegnanti dei vari gradi scolastici.
http://aimcmassa.altervista.org/

venerdì 25 agosto 2017

Le scuole sono fabbriche di progetti, colpa della Legge 107

La Legge della “Buona Scuola” ha trasformato la scuola in un progettificio, dove i Dirigenti scolastici hanno acquisito uno straordinario potere, tanto che le istituzioni scolastiche hanno cambiato pelle e connotati divenendo non più luoghi dove si insegnano le discipline sulla base di un sapere trasmissivo, ma sulla stesura di un progetto qualunque, basta che sia un progetto remunerato che possa portare benefici utili all’alunno in termini di apprendimento e ancor più ai Dirigenti in termini strettamente economici, soprattutto ai Dirigenti che guidano la scuola aziendalistica e capitalistica.
La legge 107/2015 ha fatto diventare, infatti, le scuole non più ambienti educativi adatti all’apprendimento e alla socializzazione degli alunni. Ma tutt’altro: solo ambienti in cui l’alunno che dovrebbe essere il destinatario principale ne è diventato l’ultima “ruota del carro”.
Tutto questo perché le scuole si sono voltate al “Dio denaro” diventando delle vere e proprie fabbriche di progetti, spesso progetti inutili, poco attinenti agli standard che la scuola si prefigge che vengono prodotti in quantità industriale, fatti tutt’altro che per soddisfare le esigenze culturali e formative degli alunni, ma soltanto per fini utilitaristici, cioè che devono accrescere il prestigio dei Dirigenti in modo tale da spingere il Miur ad elargire quanto più soldi è possibile riconoscere quella scuola come all’avanguardia.
La scuola all’avanguardia non la fanno i soldi, ma la fanno gli insegnanti qualificati che giornalmente lavorano sodo nelle aule e non quelli che fabbricano progetti a iosa per poi ricevere gli emolumenti, se continuiamo così quale messaggio diamo alle nuove generazioni? Diamo solo il messaggio squallido che tutto è finalizzato ai soldi Dunque quali sono stati gli effetti della legge 107 del 2015? La legge di stampo renziano ha istituzionalizzato l’affarismo redendo la vita più difficile agli insegnanti onesti e coscienziosi, intenzionati a svolgere il proprio dovere in aula, ha monopolizzato le scuole trasformando i Dirigenti scolastici non più in figure di raccordo tra personale docente, personale ATA, genitori e alunni, che un tempo si occupavano anche dell’aspetto didattico, ma in tanti “satrapi” che si sono costruiti un feudo dove loro sono i degni rappresentanti.
Ma siamo nel Medioevo o nel 2017?
                                                                           di Mario Bocola

domenica 30 luglio 2017

L'ESTATE DEI BAMBINI

Quando ero bambina l'estate per me iniziava a metà giugno e
terminava il primo ottobre.
Per me era il periodo più bello dell'anno. Mi alzavo senza che nessuno mi tirasse giù dal letto e svolgevo le piccole faccende di casa assegnate dalla mamma sentendomi già donna.
La mia estate era pranzare sotto la pergola mentre i miei genitori cucinavano all'aperto.
Era trascorrere mezze giornate in giochi con i miei cugini e i bambini del vicinato quando i nostri genitori erano occupati.
Le mie sere d'estate erano quelle passate ad acchiappare le lucciole che facevano i soldi ed osservare i fiori color rosso fuxia che si aprono solo dopo il tramonto.
La mia estate era trascorrere mattinate al mare con le mie amiche o a Marina di Massa sui cavallini delle giostre.
Era fatta di tante risate, scherzi e nuovi giochi inventati all'impronta come ricordarsi le capitali dell'Europa e andare a rivedere sul libro quella della Bulgaria che non entrava mai nella mia testolina!
La mia estate era sfogliare l'enciclopedia dei ragazzi e guardare le figure, disegnare un fiore o una farfalla vista poco prima in giardino, raccogliere il prezzemolo per la mamma per sentirmi dire: "Grazie tesoro!".
Nella mia estate c'era anche la noia trascorsa all'ombra del fico con un libro di Salgari tra le mani.
La mia estate era sbucciare la frutta per fare la macedonia e tagliare i pomodori per preparare la conserva per l'inverno.
Talvolta era fatta di pic-nic sulla collina da dove potevo ammirare il vasto orizzonte della costa con i capelli scompigliati dal vento.
La mia estate era quella di avere il tempo di osservare il frenetico lavoro delle formiche, cantare e ascoltare al giradischi le canzoni di Celentano e di Morandi.
La mia estate era fatta di giri in bicicletta o sui pattini con le ginocchia tutte sbucciate.
L'estate per me era gioia di vivere e imparavo tante cose da sola....
L'estate dei bambini moderni è molto più corta rispetto a quando io ero piccola e questo è già un dato negativo, se poi loro devono trascorrerne una parte a scuola allora è... una vera disperazione!
Mariangela Angeloni

venerdì 21 luglio 2017

“Il giardino dei sogni” di Carla Barbara Coppi

“Tutti noi abbiamo vissuto un momento magico nella nostra vita: entrare almeno una volta nel “Giardino dei sogni” e di provare una sensazione così intensa da vedere sotto un’altra luce tutto ciò che ci circonda. Sotto questa luce tutto diventa più affascinante e incredibilmente fantastico, irreale e suggestivo…..Grazie Carla perchè ci hai fatto capire che solo chi ha il coraggio di vivere un “sogno” ha la speranza di vivere la Felicità!” Mariangela Angeloni.




mercoledì 31 maggio 2017

IN RICORDO DI DON LORENZO MILANI di Pietro Sacchelli


In occasione del cinquantesimo anniversario della morte di Don Lorenzo Milani (26 giugno 1967), onorare la sua figura non solo è giusto ma doveroso per tutti gli insegnanti che si riconoscono nei suoi valori morali e principi educativi.
A metà del secolo scorso il priore di Barbiana denunciava con coraggio evangelico la protervia della gerarchia ecclesiastica e la scuola pubblica incapace di accogliere alunni bisognosi d’aiuto, ma aperta e ospitale per i più abbienti e capaci. La verità gridata gli procurò nel 1954 l’ostracismo nello sperduto villaggio di Barbiana, località montana di 39 anime dimenticata da Dio e dagli uomini. Le sue spoglie riposano oggi nel piccolo cimitero del paese dove la sua figura si elevò a guida spirituale e pedagogica di tutti quei docenti italiani che riconoscono in lui il difensore intransigente dei più deboli ed emarginati.  
Nello scritto poco conosciuto “L’obbedienza non è più una virtù”, Don Milani metteva in guardia dal pericolo dell’accondiscendenza incondizionata, nemico della democrazia e ostacolo alla realizzazione della libertà di coscienza schiacciata anni prima dallo slogan fascista: “Credere, obbedire e combattere!”. Purtroppo questo pericolo pervade ancor oggi la nostra società della conoscenza. L’obbedienza acritica imprigiona gli animi e le menti, ne governa i comportamenti e le libere decisioni minando alla base il principio democratico della responsabilità personale, già evidenziato nell’Ottocento dal saggio di Carlo Cattaneo “Psicologia delle menti associate”. La bieca obbedienza obnubila le coscienze, crea servitori schiavi del potere e incatena il progresso democratico e civile della società.
Anche nella scuola si realizza una democrazia più di facciata che di sostanza. Gli insegnanti manifestano spesso una pusillanime riverenza verso le autorità preposte, accettano spesso le scelte fatte da altri per ragioni di opportunismo o di quieto vivere. Così facendo rinunciano alle proprie idee per abbracciare in modo acritico quelle del capo di turno.  
Nel “Libro degli abbracci” Eduardo Galeano così racconta:  
In una caserma di Siviglia, al centro del cortile, c'era una panchina. Vicino alla panchina stava sempre un soldato a montare la guardia. Nessuno sapeva perché si facesse la guardia alla panchina. Si faceva perché si faceva, e basta: giorno e notte, tutti i giorni e tutte le notti. L'ordine degli ufficiali si trasmetteva di generazione in generazione e i soldati obbedivano. A nessuno venne mai un dubbio, mai una domanda. Se si faceva così, come si era sempre fatto, un motivo doveva pur esserci.
E la faccenda continuò finché a qualcuno, forse un generale o un colonnello, venne in mente di andare a vedere qual era l'ordine originario. Ci fu da mettere sottosopra gli archivi, ma a forza di rimestare le carte, alla fine si venne a sapere.
Facevano trentun anni, due mesi e quattro giorni da quando un ufficiale aveva piazzato un soldato di guardia alla panchina perché a nessuno capitasse di mettersi a sedere sulla vernice fresca…
I docenti che come bravi soldati obbediscono e presidiano senza discutere le “panchine vuote” della scuola rinunciano di fatto ai propri ideali, abdicano alla  loro nobile missione di educatori, si comportano in modo contrario agli insegnamenti di Don Lorenzo Milani che gridava ai quattro venti che… l’obbedienza non è più una virtù!

“La mia patria sono i poveri, la vostra è solo una scusa” (Don Lorenzo Milani)


lunedì 27 febbraio 2017

"IL GIARDINO DEI SOGNI" di Carla Barbara Coppi con illustrazioni di Iride Pieretti

Il Giardino dei Sogni è un romanzo Fantasy d'avventure per "ragazzi di tutte le età". Come lettura autonoma o narrativa scolastica è rivolto alla fascia 10-12 anni. Si propone di avvicinare i ragazzi alla lettura, invogliandoli con un testo avvincente, di fantasia ma molto aderente alla realtà, nell'evidenziare i valori fondamentali che rendono la vita degna di essere vissuta: l'amore, l'amicizia, la compassione, la solidarietà, la fedeltà ed anche la bellezza, l'armonia e, perché no, l'ironia. Ci sono tutti i topoi della narrativa per ragazzi, assieme alle figure archetipiche classiche, in una storia avvincente che fa riflettere ed anche sorridere. I protagonisti sono due ragazzini, Luna e Tom, che non vedono tornare a casa i genitori e decidono di cercarli assieme al loro cagnolino Fram. La luna è un elemento che affiora lungo tutto lo sviluppo della narrazione e che determina il coinvolgimento dei personaggi in questa avventura nella quale incontreranno mille vicende, variegati personaggi e creature bizzarre.

lunedì 20 febbraio 2017

"Ortensia & C." è il nuovo libro di Lucia Torti

Ortensia sta vivendo un periodo difficile nei rapporti con i genitori e preferisce confidarsi con gli amici e con la proprietaria del bar che frequenta insieme ai ragazzi della sua classe. Un giorno resta sconcertata vedendo una donna che ruba qualcosa al mercato. Per capire, insieme con gli amici, cercherà di rintracciare la donna, scoprendo una dolorosa realtà di degrado sociale. Una ricerca corale, raccontata in una storia limpida e solare, che penetra in profondità nel mondo dei ragazzi.  Con l’aiuto degli adulti – anche della mamma di Ortensia – i ragazzi riusciranno ad aiutare la donna e a favorire la sua integrazione sociale. La lettura del romanzo permette di tematizzare i problemi preadolescenziali, il rapporto genitori-figli e, soprattutto il tema del “diverso”. I laboratori cercano di cogliere i vari stimoli alla discussione e alla riflessione presenti nella narrazione

"GIORNATA NAZIONALE DEL BRAILLE"


venerdì 10 febbraio 2017

E' così difficile apprendere?

“Noi tutti, vedenti e non vedenti, ci differenziano gli uni dagli altri non per i nostri sensi, ma nell’uso che ne facciamo, nell’ immaginazione e nel coraggio con cui cerchiamo la conoscenza al di là dei sensi.”(Hellen Keller) 1910.
Questa riflessione ha coinvolto gli insegnanti dell’A.I.M.C. di Lucca durante il corso di formazione con i relatori Pietro Sacchelli e Mariangela Angeloni: È così difficile apprendere? Istruzioni metodologiche per realizzare una scuola inclusiva basata sulla personalizzazione dell’apprendimento.

mercoledì 11 gennaio 2017

E' COSI' DIFFICILE APPRENDERE?

11 02 2017 corso C.T.S. I.C.DON MILANI - MASSA CARRARA
UN'OPERAZIONE MENTALE IMPORTANTE:
LA RIFLESSIONE
Riflettere significa ripiegare, volgere, tornare indietro e rispecchiare.
Riflettiamo quando cerchiamo di recuperare dalla memoria a lungo termine una conoscenza o quando riusciamo a rivivere mentalmente un’emozione o un sentimento.
Rievocare intenzionalmente situazioni vissute per dare senso al nostro pensiero per poi condividerlo con gli altri, significa mettere in atto il meccanismo della riflessione.
Come possiamo spiegare in classe questa operazione mentale?
In che modo l’insegnante può aiutare l’alunno ad attivarla?
Spiegare agli alunni la riflessione significa avviarli a imparare un metodo di studio che è fondamentale per migliorare la sua prestazione scolastica.




martedì 3 gennaio 2017

E’ COSI’ DIFFICILE APPRENDERE? Istruzioni metodologiche per realizzare una scuola Inclusiva basata sulla personalizzazione dell’apprendimento

3° incontro (Mariangela Angeloni): E’ COSI’ DIFFICILE APPRENDERE?
MERCOLEDI’ 11 GENNAIO 2017 16,30 – 18,30 (c/o I.C. “Don L. Milani”)
Il rompicapo delle competenze: la riflessione e la memorizzazione.
a) Esemplificazioni didattiche in cui entrano in gioco l’attenzione, la riflessione e la memorizzazione: imparare a contare alla scuola dell’infanzia, l’apprendimento delle tabelline e delle divisioni, il teorema di Pitagora nella scuola secondaria di I grado.